Vivien Goldman ‘Resolutionary (Songs 1979-1982)’


(Staubgold 2016)

Storie di urgenze globali, modulate nel tempo e nella forma senza
perdersi mai.
Un respiro che inanella strofe in libertà.
Quello
di Vivien Goldman è un percorso fitto di
incontri/passioni/mutazioni, che intercetta ritmi caraibici, punk e
post punk, afro-beat, dub, hip-hop e sperimentazione.
Sempre in
movimento, cantando, presentando programmi radiofonici, scrivendo
libri.
Testando di continuo lo stato della propria fiamma,
rinnovandola nel contatto costante e aderente con le pulsioni
dell’ora (la ritrovate impegnata con Eric B. e Rakim, Coldcut,
Sakamoto, Massive Attack).
Bassi che sfondano, bassi
che ciondolano, lame, luci, parole e battiti.
Punk professor
presso l’università di New York, con originali corsi su
Marley, Bowie, il punk e Fela Kuti.
Ci
trovate Launderette, Private Armies, P.A. Dub,
prodotti da John Lydon, Keith Levene, Adrian
Sherwood
e la presenza strumentale del veterano impro Steve
Beresford
.
A farsi un paio di numeri nel primo album dei
wavers (experimental/pop) Flying Lizards (Her Story,
The Window).
La Parigi del duo femminile Chantage,
che rolla modernismi africani e fresca grazia di
sintetizzatori.
Occhi, orecchie e bocca di un fantastico e
colorato mondo di mezzo.
Via veloce, perfetto e integrato
nell’oggi.

Voto: 7

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