Maya Beiser ‘Tranceclassical’


(Innova 2016)

In questo nuovo progetto solista per la Innova, la violoncellista Maya Beiser, ex membro dei Bang on Can, si cimenta ancora una volta con un repertorio di confine, tra musica classica, contemporanea e sacra. La maggior parte dei brani da lei magnificamente eseguiti sono infatti una sorta di preghiera dell’anima: ampie volute melodiche, con note tenute a lungo, disegnano scenari mistici, in cui si inserisce la voce della stessa Beiser ad intonare invocazioni o lamenti. Così è, ad esempio, per le composizioni di Michael Gordon, Julia Wolfe e Mohammed Fairouz, esempi di minimalismo sacro − categoria fin qui applicabile soprattutto ad autori dell’Est Europa – in quanto costruite sulla ripetizione di cellule melodiche che tende a creare un effetto di trance mistica. Le songs arrangiate, o meglio trasfigurate, da David Lang (magnifico e commovente il suo lavoro su “Heroin” di Lou Reed) e dalla stessa Beiser seguono lo stesso canovaccio: dilatate e purificate nella loro essenza melodica, con piccoli impercettibili scarti a puntellarne lo svolgimento. A fare da prezioso contrappunto, il brano del percussionista Glenn Kotche, in cui la ripetizione si fa incalzante, nel procedere graduale di una stratificazione ritmica auto-generantesi, e quello di David T. Little, il quale alterna sonorità telluriche e aggressività ritmica da hard-rock a brevi passaggi in cui il violoncello libra il suo canto. Un canto che si fa ancor più incontaminato e geometrico nelle riletture di due pezzi senza tempo di J.S. Bach (la celebre “Aria sulla quarta corda”, con tanto di rumori provenienti da un vecchio giradischi a fare da sottofondo) e di Hildegard Von Bingen, che aprono e chiudono l’ennesima prova magistrale della violoncellista americana.

Voto: 7

Filippo  Focosi

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