recensione di Marco Paolucci uccio12@hotmail.com
foto di Massimiliano Sanseverinati sanseverinati.max@tiscali.it
Premessa: al vostro Kathodik man viene fatta una proposta, accompagnare un amico a Bologna; nel mentre si aggiunge il concerto degli Afterhours all’Estragon all’interno della manifestazione ‘Tutto molto bello’ torneo di calcetto per operatori del settore musicale organizzato da Sfera Cubica, Modernista e Locomotiv Club. Che dire, il vostro ci ragiona un microsecondo e decide di andare. Lo scrivente non è propriamente un fan degli Afterhours, li ha visti una volta parecchi anni fa in un posto non propriamente consono ai live, ma c’è un ma, come sempre: su indicazione di un “orecchio amico” c’è stato l’ascolto dell’ultimo album ‘Folfiri o Folfox’, a rotazione continua, che ha lasciato un segno profondo. Da questo la volontà di vedere dal vivo la band che ha registrato questo, per lo scrivente, importante documento audio. Chiudiamo la premessa e veniamo al concerto. Iniziato con qualche minuto di ritardo, comunque sempre accettabile rispetto ad altri canoni cui il vostro è abituato, lo show è subito partito facendo “fuoco e fiamme”: la band ha esordito con l’intro con Ophrix, poi Grande – chiaramente hanno pescato a piene mani dall’ultimo album dato che questa era la tappa conclusiva del tour di presentazione – poi Ti cambia il sapore, e ancora senza un attimo di tregua, Il mio popolo si fa, Non voglio ritrovare il tuo nome e poi via una carrellata della loro storia con Ballata per la mia piccola iena, Padania, Male di miele, Costruire per distruggere e tanti altri brani inanellati uno dietro l’altro senza un attimo di tregua. Così per due ore, due bis, la band incredibile, ognuno un musicista eccellente e completamente coordinato con gli altri: da Manuel Agnelli, “umano più che umano” nel concedersi alla schiera di fan a cui ha fatto cantare le canzoni, a Stefano Pilia e Xabier Iriondo, due musicisti eccezionali che hanno “delirato” con le loro chitarre durante il concerto dando, secondo lo scrivente, quel tocco di follia in più che non guasta mail, a Rodrigo d’Erasmo, a Roberto dell’Era regolare metronomo che ha scandito i momenti della performance con Giorgio Prette, ognuno componente fondamentale della macchina che ha sprigionato brano dopo brano una potenza live inaudita. Finito il concerto, pubblico soddisfatto, e via verso casa. Ragionando a freddo dopo lo show, una cosa è certa: gli Afterhours hanno fatto capire agli astanti, se ce ne fosse bisogno, che sono attualmente una delle più importanti band italiane sia dal vivo che su disco. Come si dice.. mettete ‘Folfiri o Folfox’ sullo stereo e andate a un loro concerto per credere! In chiusura un ringraziamento alla crew di Sfera Cubica per la disponibilità e il supporto.