(Navona 2016)
La viola, si sa, è storicamente relegata a un gradino inferiore rispetto agli altri archi, specie il violino; di qui, vi è una continua ricerca, da parte di chi pratica questo strumento, di trascrizioni o, meglio ancora, di repertorio originale che ne sveli ai più le virtù nemmeno troppo nascoste. In questo caso, la violista Jutta Puchhammer-Sédillot ha pescato da una serie di brani scritti dal 1986 al 1940 da (per lo più) compositori francesi, molti dei quali oggi caduti nel dimenticatoio. Tali pezzi dovevano evidentemente soddisfare richieste di virtuosismo tecnico che mostrassero la piena conoscenza e (da parte degli esecutori) una eccellente padronanza dello strumento. Una tale ricerca, tuttavia, corre parallela all’esigenza condivisa di esaltare anche le potenzialità espressive della viola; ciascun brano dunque, oltre che presentare un livello di difficoltà esecutiva davvero notevole, è imbevuto di una passionalità tardo-romantica – filtrata da uno charme tipicamente francese − che trasuda da ogni nota o passaggio, e che li rende qualcosa di più che semplici sfoggi di abilità e conoscenza. Merito al duo formato dalla Puchhammer-Sédillot e dalla pianista Elise Desjardins di aver riportato all’attenzione degli ascoltatori queste pagine che, pur non essenziali o indimenticabili, sono senza dubbio più che meri esercizi di stile.
Voto: 6
Filippo Focosi