(Urtovox/Audioglobe 2017)
Il percorso del cantautore catanese prosegue nei meandri del Mediterraneo. Come nello splendido disco precedente “Tu prenditi l’amore che vuoi e non chiederlo più”, anche qui utilizza il dialetto siciliano, ma a differenza del disco precedente in tutti i dieci brani e non soltanto in alcuni.
il disco è totalmente intriso di blues e folk con varie sfaccettature. I testi trattano la volgarità del potere economico, che vorrebbe il popolo inerme e consumatore, senza capacità di pensare e di ribellarsi alla povertà in cui lo ha ridotto.
Le sonorità hanno il fascino del blues mediterraneo e africano a 360°.
In più canzoni sono presenti gli echi maliani di Tinariwen e soci (U fuiuto, Liatura), in altre è più accentuato il folk siciliano, che sia contaminato con il sirtaki (Cola) o più puro (Fimmina trista).
A contribuire all’ottima resa sonora del disco sono stati, tra gli altri Rodrigo D’Erasmo ed Enrico Gabrielli.
Voto: 9
Vittorio Lannutti
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