(Arte Tetra 2016)
Da Mosca ecco spuntare il chitarrista trasformista Pavel Eremeev che quando non è impegnato a suonare con il gruppo degli uSSSy diventa Holypalms, one man band volta alla snaturazione della sei corde mediante una sua originale fusione con il laptop che, dal canto suo, si diverte un mondo a congegnare e combinare beats malefici e ritornelli esotici, saltellamenti proto technoidi con scioglievolezze mediorientali, chincaglieria elettronica con un modo di incastrare samples tra loro come fossero tanti lego colorati.
Cosa ne esce dal calderone di “Jungle Judge” – terzo parto con siffatto moniker – è una visione personale del suono collagista di casa Matmos (Jungle Judge, il conturbante intarsio ritmico di Old Monkey Forest I), infarcita da bislacche scene di cascante melodia oriented-house; una scatola magica dove raga indiani si scaldano con vampate di techno-lounge (New Monkey Forest II), o in cui polverose litanie arabe mutano forma, divenendo allucinata devianza dub (l’ipnosi concentrica di To Overcome A Custodian With A Juniper Broom). Par di sentire anche echi di ciondolante strange rock polveroso e deviato di marca Sun City Girls (il fancazzismo esageratamente naif di Picking The Right Leaves) che da un lato non disegna neanche di sondare personali territori melodici (i sogni obliqui diRed Altar), o l’uso dei ritmi in crescendo (la magica ascesi, protagonista della lunga Stoned In The Jungle Stolen By The Lions).
Holypalms, con pochi mezzi a disposizione, consegna ai posteri una musica completamente pazza e satura di riferimenti global a 360 gradi, dove convivono marcette robotiche al peperoncino, sapore pop, psicosi digital (noise), slanci etnici e tanti, ma tanti beats.
Sarà impossibile restare fermi, ve lo garantisco, il movimento è più che assicurato, è fisiologico!
Voto: 8
Sergio Eletto