(Setola Di Maiale 2016)
Cinque saette di suono libero riprese dal vivo in quel della Cantina Cenci di Tarzo
(Treviso) nel Gennaio del 2016. Due sax (soprano e baritono,
Caruso / Pilat), una sezione ritmica da sconquasso (Giust /batteria, Casadei
/contrabbasso). Esperienza, inventiva, eleganza ed urgenza.
Che s’apre con l’archetto di Casadei ad introdurre una
carezzevole mareggiata di cruda spiritualità free, con i due
sax che s’aggrovigliano tra cenni afroamericani e poliritmi noir
frenetici, poi rintocca un gong e gli spazi si ampliano.
Un’arcaica contemplazione di visi e terra cotti dal sole nella pulsazione
sincronica di corde pizzicate e rantoli metallici in sferraglio
organizzato, del bop nel mezzo e nel fondo.
Ci si incita vicendevolmente, si barrisce all’unisono in un fremito che scuote
corpo e coppino, una zuffa amichevole, di quelle che alzano polvere,
rilasciando sudore a profusione e qualche livido, poi, a colpi di
glottide, bacchette su pelli, legni e metalli, archetti e qualche
rantolo, s’individua un nuovo orizzonte da indagare/forzare, mentre
un richiamo ornitologico si vibra a mezz’aria.
Giunge da lontano e travolge, un ciclo ritmico implacabile, figlio delle periferie del mondo, che a tratti par quasi motorizzato nella sua deragliante
traiettoria, lampi e avvitamenti che affettano, mentre geometrie di
corde trattengono il tutto sui binari e poi a collassar di volume,
intenzionalmente, come una scia di carburante combusto che appare,
tremola e scompare nel cielo. Puzza di tabacco, sudore e uno
gnignino di vino rosso, stremati faccia a terra in una memoria blues
fatta di una vibrazione incerta. E che gli dici? Niente. Strabuzzi
gli occhi e ringrazi mentre tutto si spezza.
Voto: 8
Marco Carcasi
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