(Navona 2016)
In questo interessante progetto David Brooks ci mostra che cosa può fare il violino (acustico ed elettrico) oggi. Il musicista, che insegna composizione all’Università dell’Alabama, ha incaricato dieci compositori di produrre altrettante composizioni (in due casi si tratta di brani con più movimenti) che egli ha suonato e registrato per questo album. I brani sono molto vari. In ogni caso, tuttavia, il progetto è accumunato dall’idea di estendere la tradizione classica del violino senza negarla, anzi spesso richiamandola esplicitamente, come in Otherworldly Shimmer di Tyler Entelisano e nei due brani successivi, opera di Corey Fant (… of the brain…of the mind: opere in cui il violino piuò liberare tutta la sua espressività. Anche quando si va verso l’elettronica, la ricerca sperimentale non è mai fine a se stessa, ma assume una ben definita valenza estetica, come nel brano di Derek Holden Break off the aubergine crystal skin (dove il violino diventa a volte una chitarra elettrica) e nella struggente Drama of the dirt di Klian Afzalirad. Ciò vale anche in quei casi (per es. Shroud, the shadow, di J.M. Smith), in cui le atmosfere sono piuttosto quelle atonali della “nuova musica”. Mi hanno però anche colpito anche certi interessanti passaggi di The reflections of my introverted sneakers, il brano composto da Thomas L. Wilson. In conclusione, siamo di fronte a un progetto notevole, non solo per gli amanti del violino.
Voto: 9
Alessandro Bertinetto