(The Prisoner/Audioglobe/Believe 2016)
Amerigo Verardi, storico leader di importanti band italiane, quali Allison Run, Betty’s Blues e Lula, pubblica il suo quarto album solista.
Come sempre si tratta di un album radicale, nel senso che il cantautore brindisino non fa sconti a nessuno e va avanti per la sua strada, incurante, di chi lo segue. Questo gli dà autorevolezza, perché è totalmente indipendente, tanto è vero che si è costruito, in trent’anni di carriera, un carisma ed un’attenzione tanto nel mondo mainstream, quanto in quello indie. “Hippie dixit”, titolo frutto di un momento scherzoso tra Verardi e gli amici, è un lavoro complesso. Si tratta di un doppio dai forti connotati psichedelici, con brani anche lunghi, quattordici minuti.
La psichedelia con cui si esprime Verardi ha forti elementi mediterranei, tanto è vero che ha utilizzato diversi strumenti ed elementi musicali dell’area sud/Europa/nord Africa, come anche arie mediorientali e asiatiche.
L’iniziale L’uomo di Tenageri è una lunga suite psichedelica distorta, mentre Viaggi di Paolo è altamente sperimentale. Diverso il discorso per brani del calibro di Chiareza, un lento blues che procede in progress, o per la ballata mediorientale di Terre promesse, mentre brani come Innocenza o Brindisi sono ballate, a volte con connotazioni frizzanti.
Insomma “Hippie dixit” è un vero e proprio viaggio da fare con la giusta predisposizione d’animo.
Voto: 7
Vittorio Lannutti