(Atelier Sonique 2017)
Julitha Ryan, cantautrice australiana, pubblica il suo secondo lavoro a cinque anni dal primo.
Dopo aver frequentato molto da vicino Nick Cave & The Bad Seeds, oltre ad ex membri di quella splendida congrega: Hugo Race e Mick Harvey, la Ryan ha deciso di spiccare il volo da sola e l’esperienza accumulata l’ha ben capitalizzata in questi due dischi.
Per “The winter journey” si è fatta accompagnare da musicisti italiani, tra i quali Enrico Berton, batterista dei Guignol, oltre allo stesso Race.
Il suo approccio musicale è quello di un alt-pop coltissimo e che ha molto a che fare con post-punk, elettronica e folk. I brani li ha composti tutti al pianoforte, ma in studio di registrazione hanno subito una piacevole evoluzione, andando in direzione pop-electro-rock (Like a jail), o rendendo frizzati e ben scanditi i brani (Big brass bell).
In diverse occasioni la Ryan si gioca la carta dell’evocativa, rendendo particolarmente accattivanti i suoi brani (Memento, Something’s gotta give).
Un lavoro efficace e molto accattivante.
Voto: 8
Vittorio Lannutti