(Dischi Bervisti/I Dischi del Minollo/Moquette/Koe 2017)
Questo trio ha una composizione poco ortodossa, essendo formato da due batterie e da un basso. Questo è il loro esordio e hanno le idee molto chiare su qual è il loro percorso musicale.
Cresciuti con la crema del noise di matrice Usa a cavallo tra gli anni ’90 del secolo scorso e gli anni zero, il trio attinge tanto dal math noise dell’asse Shellac–Don Caballero–Melvins, quanto dallo stoner dei primi e migliori Queens of the Stone Age e dagli internazionali Zu.
La costruzione dei brani, infatti, è spesso ben strutturata e rigida, da cui poi il trio dipana varie sonorità, per cui se in Toro sedato, dove ci sono i violini di Nicola Manzan, il brano si dipana lungo le sonorità di un hard-blues-stoner, con Brutos il trio trova la quadra tra noise shellacchiano e lo stoner, mentre in Fuga i MD coniugano Big Black e Shellac.
Il trio si gioca anche la carta della sperimentazione nella percussiva e piena di cambi di ritmiche di Acta est fabula e con Messa a terra si spostano verso un hc vibrante e quasi asfissiante, con pochi momenti per respirare.
Voto: 8
Vittorio Lannutti
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