(Dunque, Superbudda/Audioglobe 2016)
Non avendo visto il film (di Fabio Bobbio) di cui questi dieci brani sono colonna sonora, è possibile, abusivamente, occuparsi solamente del flusso musicale elaborato dal chitarrista (e compositore) Paolo Spaccamonti e dal trombettista (e compositore) Ramon Moro, con il consistente aiuto di Gup Alcaro all’elettronica (dal) viva(o). Conosciamo il torinese, manico superbo alla Egle Sommacal, per le creative fusioni con le menti migliori della musica italiana che non si accontenta (a mero titolo di esempio, Stefano Pilia, Luca Mai, Julia Kent); quindi ascoltare ed apprezzare l’austero “crescendo” de I Cormorani − la traccia più compiuta – non sorprende. In generale, sembrano Bill Frisell e Dave Douglas (diamo a Moro quel che è di Moro) spogliati di ogni retorica “jezz” e caricati a molla con lirismo e sonicità (la masterizzazione è di Giuseppe Ielasi, garanzia di qualità). End immagina odissee nello spazio, Il ritorno brividi nel deserto (con Moro naturalmente “jonhasselliano”).
Evocativi e misteriosi.
Voto: 7
Marco Fiori