(Cuneiform Records 2017)
Più che un ‘microscopico settetto’, quella guidata da Phillip Johnston e Joel Forrester è una piccola grande orchestra: quattro sax, piano, contrabbasso e batteria che corrono a testa bassa nel flusso allegro (ma, a dire il vero, per nulla confuso) di uno swing d’altri tempi. Cat Toys, brano scritto come colonna sonora per un cortometraggio, introduce l’ascoltatore in un mondo ironico, fatto di botta e risposta tra i fiati. Il sax di Dave Sewelson interviene in Blues Cubistico, un brano old school in cui le diverse sfumature dei sax danno il meglio di sé. Il blues domina ancora in Don’t Mind If I Do e in Migraine Blues, mentre When it’s getting dark, pur sfruttando le risorse dello stesso genere, sveglia da un eventuale torpore per la vivacità del dialogo tra i musicisti. L’eco di Duke Ellington si fa percepibile in 12 Angry Birds, brano sornione e demodé. Geniale e inquietante la versione di Silent Night, in cui i punti di riferimento tonali vengono messi in discussione, lasciando l’ascoltatore a fluttuare in una notte più enigmatica che silenziosa. Chiude in maniera liberante e spensierata I’ve got a Right to Cry, hit degli anni ’50 magistralmente reinventata.
Voto: 8
Stefano Oliva