(Rarenoise Records/Goodfellas 2017)
Prendetevi il vostro tempo. E ascoltate questo lavoro di Jamie Saft (già tastierista in alcuni dei progetti di John Zorn ma che questa volta passa dal dobro alla lap steel guitar con ammirabile disinvoltura) e Bill Brovold (chitarra elettrica). E insieme al tempo, lo spazio, perché la caratteristica primaria di questa musica è proprio la spazialità, introdotta fin dalla prima traccia (Sweet Grass) dall’ingresso della slide che rompe l’equilibrio impostato dal giro di chitarra. Sound profondamente americano, caldo e vibrante, meditativo, in Saddle Horn. Le suggestioni naturalistiche non mancano anche in The Great American Bison, in cui il riverbero della chitarra e il glissando della slide cantano la malinconia e insieme la serenità dell’America rurale. Musica stazionaria (come in Bemidji), o ripetitiva, in cui accade poco ma si immagina molto (dove sarà finito il cavallo di No Horse Seen?). La vena improvvisativa non è sempre allo stesso livello nei diversi brani, ma si percepisce una sincerità di fondo. Poi però senti le valvole dell’amplificatore in Greybull e ammetti che a volte non è la quantità o l’originalità delle idee ma la qualità del timbro a dare credibilità a un progetto. Silent Midpoint accompagna i titoli di coda di un film con una trama esigua ma con una grande fotografia.
Voto: 8
Stefano Oliva