(12lineerecords 2016)
Oramai consuetudine su Kathodik (almeno quattro recensioni all’attivo, a partire dal 2005), i laziali Palkosceniko al Neon proseguono testardi e tetragoni a schiumare rabbia gridata e spesso coinvolgente (l’assalto di Radice di due), circondando la voce urgente di Stefano Tarquini con un suono “crossover” (un poco di “hardcore” metallizzato, un poco di volume massimo) orgogliosamente, volutamente inattuale e fuori moda (a partire dalle chitarre di Enrico Puliti e Emanuele Salvatori: cfr. Re nudo).
Ascoltare “Radice di due“ può risultare spiazzante a un primo, cinico, ascolto 2017 (chi arrangia più così, oggi? Chi parla più di “caporali” in una canzone, Otto ore? Chi si ricorda più di Ricky Gianco, Mangia insieme a noi?); ma non si può non riconoscere sincerità e puntualità sonora ai cinque di Guidonia (non tralasciamo il bassista e corista Daniele Antolini e il batterista Federico Cinquegrana). “Radice di due“ non è certo Un passo falso, ma la continuazione di un percorso coerente che soprattutto Stefano ed Enrico portano avanti da più di dieci anni. Alla conclusiva Sorella minore partecipa (bene) Daniele Coccia de Il muro del canto.
Voto: 7
Marco Fiori
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