(pfMENTUM 2016)
Titolo semplice quanto chiarificatore, “Piano” presenta il modus operandi alla nuda tastiera del giovane Quentin Tolimieri. Il suo curriculum lascia intendere il bilanciato interesse sia per le forme improvvisate, sia per i diktat più accademici: quelli che lo vedono legato ad una certa contemporaneità di matrice minimalista, iconoclasta, scomposta. In poche parole: sembra di sentire la trasposizione delle pitture anarchiche di Pollock in note. Quentin in questa release per casa pfMENTUM tesse otto tracce di cui sei firmate a proprio nome più due cover, tra cui spicca col suo fraseggio dinoccolato e fratturato una sudata Well you Needn’t del grande T. Monk. Non è difficile carpire sin dall’attacco matematicamente ossessivo e minimal di Pointslinesplanes che il nostro ama soffermarsi su linee policromatiche, che si avviluppano tra di loro formando serpentine di suono, da cui evapora un disegno caratteriale certamente ipnotico (Changing / Same, la nascosta velatura di umore jazz in Fours and Ones, più marcata durante On Green Dolphin) che in taluni frangenti rallenta di velocità per giocare su schemi di libera improvvisazione (Shorty). Interessante ma allo stesso tempo un tantino ripetitivo nelle costruzioni più minimali, che ad ascolti ripetuti possono stancare – e stressare – anche le orecchie del fruitore più allenato ai materiali sonori irregolari.
Voto: 6
Sergio Eletto