(Dischi Obliqui 2017)
Anche questa recensione possiamo aprirla con un incipit del tipo: oramai consuetudine su Kathodik (sette recensioni all’attivo, a partire dal 2007), il vulcanico e poliedrico Filippo Bordignon, rimasto unico titolare della ragione sociale Casa, prosegue testardo e tetragono a corrodere aspettative (e buon senso acquisito).
In “Variazioni Gracchus” assolda il pianista Emmanuele Gardin, il violoncellista Juri Bizzotto, il fisarmonicista Andrea Cattelan, la violista Laura Giaretta, Marco Girardin al fluto traverso, riconferma il chitarrista Matteo Scalchi (già in “My Magma” del 2015 e qui all’oud) per ammannirci sue partiture strumentali colte; ovvero un incipit tra minimalismo e Oriente (Galileo ritrovato, per fisarmonica, archi, oud), due arie e otto variazioni per pianoforte (Variazioni Gracchus), tre movimenti per pianoforte, flauto traverso e violoncello (Le partenze che ci allontanano).
Difficili da maneggiare all’ascolto da chi non mastica il romanticismo pianistico tedesco ottocentesco, la stringatezza di Satie e dei minimalisti americani rigorosi, il Berio meno accigliato, dimostrano almeno la cultura classica e jazz (il piano verticale della Boston fatto maneggiare a Gardin dovrebbe essere timbricamente simile a quello impiegato dalla cantante Patty Waters per il suo “Sings” del 1965) di Bordignon. Per i completisti del progetto vicentino.
Voto: 6
Marco Fiori