(Crónica 2017)
Destrutturazione sintetica e materiali concreti, stratificati o ad
incastro forzato.
Nel classico stile della label portoghese, field recordings (belli e molto quelli raccolti in Asia) e manipolazione digitale.
L’effetto, è una coltre sfocata e sfrigolante a ricoprir passaggi di materia viva che accendono più di un’immagine in fondo alla scatola cranica.
Elettroacustica evocativa e tumefatta disgregata tutt’attorno e voci in modalità rituale, battiti, campane/campanelli, brandelli di FM cinese, sbuffi e soffi.
In definitiva, un buon passaggio di cinema per l’orecchio.
Voto: 7
Marco Carcasi