(Overdrive/Dischi Bervisti/Sotterranei/Cave Canem 2017)
Al centro del sesto album di Captain Mantell c’è la storia di un regicida, che pagherà amaramente questo estremo gesto e che, putroppo, non apporterà nessun cambiamento sociale.
Il trio supportato da un nutrito gruppo di amici e validi musicsti, come Nicola Manzan (Bologna Violenta) si esprime in questo lavoro con un sound variegato, che attinge a vari generi e sonorità, anche se la base è quella di un rock quasi hard e deviato. Il sax, infatti è spesso noise, deragliato e in linea con la no wave. Chitarra e batteria, invece, spesso vanno avanti su cavalcate rock, vuoi in modo circolare e dialettico (Let it down), vuoi evocando l’indie rock anni ’90 in modo percussivo (The invisible wall).
Tutti testi sono stati scritti dal deus ex machina, Tommaso Mantelli, a parte Worst case scenario/Alone di E. A. Poe, cantata con una voce in grado di evocare tanto Tom Waits, quanto Johnny Cash, ma con un sound maledetto quanto quello reso dai Bad seeds.
Nella varietà dei suoni i Captain Mantell danno spazio anche al grunge di Blood freezing.
Voto: 8
Vittorio Lannutti