(Noah Preminger 2017)
Un po’ troppo infarcito di retorica della libertà, il lavoro del sassofonista Noah Preminger – una delle stelle emergenti del jazz contemporaneo – si fa notare subito piuttosto per il contributo timbrico della tromba di Jason Palmer. Ma ciò nulla toglie ai meriti del virtuosismo solistico del leader (tecnicamente ineccepibile) nonché a quelli delle pregevoli versioni di cover che hanno accompagnato le battaglie per i diritti civili (Only a Pawn in Their Game di Bob Dylan, il più moderno The Way It Is di Bruce Hornsby, A Change Is Gonna Come di Sam Cooke, e Give Me Love (Give Me Peace on Earth) di George Harrison, scritta dall’ex Beatle per il suo progetto di aiuti al Bangladesh). E anche le cinque composizioni autografe di Preminger, scritte nello stesso spirito e intrise di un’espressività tendenzialmente amara, sono di qualità. Caratteristiche comuni dei brani sono la presenza di statements melodici insistiti, spesso esposti insieme da tromba e sax, sulla base del gioco ritmico di basso e batteria, e l’articolazione strutturale, che comporta l’alternanza di momenti di sospesa espressività e parti ritmicamente più decise e rapide. Un mainstream jazz ben confezionato, che però non è sicuramente all’altezza del grande jazz di protesta (come Freedom’s Suite di Max Roach o Fables of Faubus di Mingus).
Voto: 7
Alessandro Bertinetto