(Migro 2017)
Un microfono che durante una sessione di registrazione s’ingrippa
emettendo l’inaspettato e l’atteso.
Un aneddoto su Thelonious Monk che sosteneva che in musica esistessero giusti errori. La digitazione di Round Midnight in linguaggio macchina/computer
(nello specifico, ASCII ottale). L’inclusione e trattamento dell’elemento silenzio con l’inaspettato e l’atteso di cui sopra.
Cinque ispide composizioni minimali, strutture e rapporto con lo spazio.
Suono/materia in scorbutica mareggiata, che s’appropria del circostante e nei suoi rapidi, calcolati movimenti inchioda ad esso l’attenzione. All’apparenza imperturbabile nel suo flusso glaciale fratturato.
Una variazione di pitch, un veloce cambio di dinamica.
Restiamo aggrappati, leggermente straniti e affondati, da questa vera e propria manifestazione fisica. Suono che si racconta gesticolando composto.
In una confezione stupefacente (onestamente mai scorta all’orizzonte), finto CD
circuito stampato al cui interno è inserita una chiavetta USB
denudata, contenente tre formati audio: stereo/binaurale/quadrifonico, più materiali vari fra testi e immagini.
Un percorso narrativo fuori da ogni schema. Materia viva e certezze infrante.
Voto: 8
Marco Carcasi