(ALKA record label 2017)
Incredibile: come può un gruppo che si rifà (non pedissequamente) agli stilemi del primo, ingenuo, suono progressivo italiano – certi Nomadi, in primis, sin dal Preludio – ancora infatuato dal tardo battito degli anni Sessanta e dei primi vagiti della Contestazione politica, dal suono vieppiù gonfiato da “tastieroni-testosteroni” anni Ottanta – certo Claudio Simonetti, in primis, non me ne voglia il bravo Marco Malavasi, che si sente aver amato anche Morricone e Stelvio Cipriani – essere non solo ascoltabile, ma in qualche modo credibile? Semplice: appunto, credendo fermamente in quello che canta e suona – bene, con una qualità di scrittura che altri gruppi più aggiornati si sognano (l’ebbra, commossa velleità di Una bandiera), rossa). E gli Yeah! Mutation. Così l’enfasi declamatoria della incredibile voce di Sabella Spiga (sentire per credere l’oltrefinale rivoluzionario del CD, sostenuta solo dagli archi) e i chitarroni di Filippo Sgarbi risultano digeribili senza bicarbonato (cfr. le due parti di La verità del vincitore); Oltre le stelle si merita gli Osanna, ma anche i King Crimson, con un “bravo” anche al batterista Marcello Capotti e al bassista Mattia Boldini.
Una sorpresa, una rive(o)la(u)zione; con un consiglio finale, (ri)ascoltare gli Stormy Six di “Al volo”.
Voto: 7
Marco Fiori