(BloodySound Fucktory/Sonatine Produzioni/Sangue Dischi/Santa Valvola/Vollmer Industries/Fuzzy Cluster/Taxy Driver/UA!/la Coypu 2017)
Il terzo lavoro della band noise-grunge di stanza a Bologna, ma marchigiana d’origine, giunge a quattro anni del precedente “Soma” ed è liberamente ispirato all’omonimo romanzo di Guido Morselli, che pubblicò questo libro, poco prima di togliersi la vita e nel quale liberava le sue fantasie suicide.
Il disco dunque è in linea con quel romanzo, soprattutto come attitudine, dato che il trio non da mai adito a barlumi di ottimismo, né di speranza, vuoi nei testi, vuoi nel sound.
Se il grunge resta la matrice da cui partire, il trio negli anni ha maturato un’attitudine ad emanciparsi da esso, andando ad esplorare altre sonorità, seppure affini al genere nato trent’anni fa a Seattle. Si tratta, infatti, del noise, dato che le chitarre sono spesso e volentieri distorte e sporche, del post punk e in alcuni momenti dello stoner.
Tuttavia, non mancano riferimenti ad una delle migliori noise band italiane degli anni ’90, quei Fluxus, tornati di recente in vita, nella scandagliata e post punk Dario Vs resto del mondo. Elementi di post punk pervadono piacevolmente anche Hallux valgus con il batterista, Riccardo Ceccacci che detta il ritmo in maniera compulsiva, mentre Frè schitarra e vomita le sue ansie, mentre Chiara Bunker da man forte con il suo basso ad un ritmo che non da tregua a nessuno. Stessa formula per il mix di cambi di registro stilistico tra punk, hc, stoner e post hc di Non ti sento. Quando il trio si sposta verso lo stoner, per quanto diventi perverso e maledetto non raggiunge mai la sfrontatezza di Nick Olivieri, preferendo mantenere il sound in un’implosione pervadente e soffocante (2 di 1).
I quasi otto minuti della conclusiva title-track concepita come un momento dialettico tra psichedelica, ballata, noise, e grunge è il crogiuolo del sound e dell’attitudine del trio, che non sfigurerebbe come gruppo d’apertura dei Neurosis.
Voto: 8
Vittorio Lannutti