(Navona 2017)
L’etichetta di neo-romantico può essere un buono modo per presentare la musica di Michael Kurek, il quale non a caso cita, tra i suoi autori preferiti, compositori come Sibelius, Rachamninoff, Barber, Vaughan Williams. Forse l’influenza di quest’ultimo è la più chiaramente percepibile, per via delle armonie morbide, degli ampi archi melodici, e per alcuni rimandi al mondo celtico, evocati dall’utilizzo dell’arpa ‒ nella Serenata per violoncello e arpa, nella Sonata per viola e arpa e nel Moon Canticle per arpa sola ‒ in chiave lirica. Come il Maestro inglese, anche Kurek ama dipingere landscapes sonori dal sapore pastorale e sognante (paradigmatico in tal senso è il brano che dà il titolo al Cd, per ensemble d’archi), che fanno da sfondo a trame narrate per tramite di melodie avvolgenti e del percorso che queste ‒ nell’organico gioco di variazioni e sviluppi, anche armonici e ritmici, a cui sono sottoposte ‒ compiono. Non sarà originalissima, ma la musica di Kurek ci parla con sincera urgenza espressiva.
Voto: 7
Filippo Focosi