(Arbitrary 2017)
Terza uscita per i Denseland a quattro anni di distanza da
“Lilke, Likes, Like” ed otto dal brillante esordio
“Chunk”. Sette tracce per quasi ventisette minuti,
pochino? Affatto, il giusto e il necessario che ascolto dopo
ascolto convince sempre più. La voce dello storico
sperimentatore David Moss a ruminar dentro e attorno un osso
ritmico di gomme eighties in scatto e rimbalzo.
Caldi croonerismi licantropici, vocalizzi e scioglilingua (aggrovigliati e striscianti)
su basi wave fredde e stilizzate che intercettano scalpicciamenti
danzerini in Burroughs style, urti continui di fasci di bassi
e qualche disturbo da industria gentile a rilasciar una tenue
luminescenza. Hanno Leichtmann (batteria/elettronica) e
Hannes Strobl (basso elettrico/elettronica) a metter in
circolo segnalazioni di persuasiva efficacia.
Lividi post punk, essenzialità funk e battiti elettronici, minimali e disturbati
in leggera fase d’isteria disgregante.
Materia inquieta di originale gran fascino detritico.
Voto: 8
Marco Carcasi