(Village Green Recording 2017)
Francese di nascita ma londinese d’adozione, Angèle David-Guillou è alla seconda prova come compositrice di musica strumentale, sebbene la sua carriera (come songwriter, con lo pseudonimo Klima, e come figura di punta dell’art-rock, con i Piano Magic) abbia radici più lontane. Nove tracce che compongono un lavoro elegante, ricercato e ricco di riferimenti colti. Una meditazione sul tema del movimento condotta, paradossalmente, attraverso una musica quasi statica (si senta la prima traccia, che dà il titolo all’album). Arpeggi di pianoforte e divisionismo elettronico fanno venire subito in mente Philip Glass (V. for Visconti); il gusto melodico dei violini, che si muovono su tempi dispari, trovano un completamento nelle voci eteree che si aggiungono sul finale di Desert Stilts. Il piano, che in Exocet ricorda Arvo Pärt, si dilata in Respiro, brano dolente e delicato. Sorprendono gli inserimenti dei fiati in Iznik Flowers: l’atmosfera cupa che attraversa molte delle composizioni contenute nell’album è qui meno compatta e lascia penetrare dei tagli di luce. Reminiscenze barocche in Pas de loup, in cui domina inizialmente il timbro profondo del contrabbasso; il piano solo si inserisce quindi come una cesura, per essere poi raggiunto nuovamente dagli archi. Too much violence chiude il cerchio, riportandoci al minimalismo dell’inizio, questa volta però arricchito di voci, sussurri, distanze. Maturità e ispirazione.
Voto: 10
Stefano Oliva
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