(Land od Drum 2017)
Non avevo mai pensato che Tomorrow never knows (dei Beatles) potesse essere mescolata con A Love Supreme (di Coltrane). Eppure la versione che offre la band estone ‘Land of Drum’ riesce a farlo con un risultato sorprendente, tanto suona naturale, nel finale del pezzo. In fondo il domani non (lo si) conosce mai. Il brano dei Beatles, ovvio, è meglio sentirlo in originale. Andatevelo a riascoltare in ‘Revolver’. È la prima traccia (o per prudenza diciamo: una delle prime tracce) nella storia del rock in cui la registrazione in studio produce suoni all’epoca non riproducibili dal vivo (tra parentesi: secondo alcuni filosofi del rock – non io – sarebbe allora la prima opera rock, o una delle prime, il che suona davvero un po’ strano). È un brano sensazionale. Qui è ripreso in particolare per la ritmica incalzante e ossessiva (da trance mistica) e per l’atmosfera orientaleggiante che, grazie a tablas e sitar, aleggia in tutto l’album e che, tanto per ribadire il concetto, è anch’essa un’eredità beatlesiana (ma che cosa non hanno anticipato i Fab Four?).
È un disco nel complesso interessante, in particolare per la spirituale atmosfera ritmica evocata dal titolo dell’album e ben impressa nelle note delle sue 8 canzoni anche grazie alla sapiente combinazione di acustica ed elettronica. Non sarebbe null’altro se non un lavoro interessante, se non fosse per la suddetta cover che non solo calza a pennello con il concept del cd, ma senz’altro lo nobilita. Ovviamente, lo ripeto, con l’originale beatlesiano non c’è confronto; ma – insisto – anche soltanto pensare a mischiare il ritornello con il mantra di A Love Supreme è geniale, e funziona benissimo: sembra fatto apposta. D’altronde anche il brano di Lennon è, musicalmente, quasi mistico.
Voto: 8
Alessandro Bertinetto