(Albany 2018)
Come il titolo di questa nuovissima uscita della Albany Records promette, è un vero e proprio tour de force quello a cui la bravissima pianista americana Eliza Garth viene sottoposta. La serie dei tredici preludi scritti da Sheree Clement nell’arco di quasi quarant’anni (!) disegnano sorprendentemente una parabola piuttosto uniforme, caratterizzata da un progressivo oltrepassare i confini della tonalità per pervenire a un linguaggio armonicamente aspro, seppur non privo di momenti di contemplativa e introspettiva bellezza. La Clement ama lavorare con rapide figurazioni di note che si rincorrono in passaggi ritmici molto complessi, per essere sovente ostacolati da brusche interruzioni o impervie deviazioni. Se dovessi citare un riferimento per questi brani, chiamerei in causa le Night Fantasies di Elliott Carter. Altrettanto virtuosistica, seppur molto distante del punto di vista stilistico, è la composizione Of Points Fixed and Fluid di Perry Goldstein, autore che ama giustapporre materiali musicali di carattere e stile differente, talvolta opposto ‒ alla maniera di Stravinskij o, per arrivare ai nostri giorni, Fitkin ‒, sviluppandoli separatamente per poi farli collidere, innescando dinamiche dense e ricche di tensione. In questo caso, la contrapposizione è tra una ipnotica sequenza di note ripetute e un insieme di figurazioni sincopate che richiamano il jazz. Il modo in cui Goldstein applica questa tecnica è personale e rimarchevole, come dimostrato anche in altre precedenti composizioni (penso ad esempio al quartetto di sassofoni Blow). In questo caso, la conclusione è meno pacificata e lascia qualcosa di (volutamente) insoluto, pur nel contesto di un disegno formale ben preciso. Eliza Garth si muove a proprio agio in mondo espressivi così diversi, che dimostrano la vitalità della musica contemporanea, specialmente americana, per pianoforte.
Voto: 7
Filippo Focosi