(Navona Records 2017)
La compositrice Alicia Terzian, classe 1934, è uno dei grandi nomi della musica contemporanea argentina. Questo disco rappresenta un utile ritratto del suo percorso musicale, che nasce con evidenti interessi per le qualità espressive della microtonalità, si sviluppa verso un approfondimento del senso spaziale del suono (come lei stessa non manca di sottolineare in un autoritratto contenuto nella guida all’ascolto), per poi approdare, ancora per sua ammissione, a una dimensione mistica, che si lega alla ricerca spirituale e allo studio dell’antica musica religiosa armena.
Carmen criaturalis, datato 1969, già presenta un mondo sonoro consapevole: la microtonalità sembra squarciare le certezze di un paesaggio sonoro più tradizionale, cedendo forse eccessivamente alle seduzioni della sperimentazione effettistica. Più convincente e interessante Canto a mi misma, del 1985, dove la logica trasformazionale del materiale produce continuamente immagini diverse e assai suggestive: qui, un piccolo coro e un’orchestra d’archi di venti elementi dialogano con materiale concreto, offrendo stimoli sonori non poco coinvolgenti. È una sorta di canto d’oltretomba che però ha squarci di lirismo non indifferenti. Anche Off the edge (1982) non è da meno: la materialità di certe scelte strumentali incontra una narrazione sempre frammentata (a vortici di vibrato si oppone la calma statica di campanelli cinesi, dalla quale erompe la recitazione di un baritono, su testi da Walt Whitman).
L’esecuzione è affidata alla Siberian State Symphony Orchestra, sotto la direzione di Vladimir Lande: grande cura del dettaglio e somma capacità di restituire il mondo di questa interessante compositrice del nostro tempo.
Voto: 8
Marco Gatto