(Aut Records 2017)
Ci sono dischi che ti prendono dalla prima nota. Di solito, quelli di musica sperimentale e improvvisazione che riescono nell’impresa non sono molti. Questo è uno di quei non molti. Nonostante il titolo, è tutt’altro che imbarazzante il potente mix di jazz, hard-progressiv rock e materiale etnico (cfr. il brano Obatalà) che propongono Bob Meanza (sintetizzatori ed elettronica) & compagnia bella. Particolarmente convincenti il sassofono contralto di Vicent Domènech (che a momenti mi ricorda un po’ Steve Lehman, ma ha una sua forte personalità) e la chitarra, ricca di soluzioni timbriche e ritmiche, di
. Ma sarebbe ingiusto dimenticare il drumming di Olga Nosova (che ci offre anche la sua voce).
Davvero molto riuscite e varie le composizioni. Si va dall’atmosfera ledzeppeliniana di Whole Lotta Dog alle suggestioni rumoristiche di Mr. Trotzkopf, ma non ci sono punti deboli e le tracce sarebbero tutte da ricordare. Esse alternano una scrittura strutturata e incisiva a momenti di libertà collettiva, sempre ben controllata (anche quando – si ascolti ad esempio la parte centrale di 18 Trigger off – si tratta di svisare insieme allegramente). Anche l’insistenza dei riff ripetuti non stanca, ma sostiene l’energica pulsazione che tiene insieme il tutto e consente poi alla musica di librarsi in dimensioni più eteree (esemplare mi sembra, al riguardo, la robusta Viruta, che tuttavia lascia lo spazio a una fluttuante quasi-citazione della melodia del classicissimo Caravan, per poi ripartire con dinamica decisione). Un gran bell’album, da ascoltare e riascoltare. Se mi era piaciuto ‘Bullsheep’, ‘Hawkward’ mi piace ancor di più.
Voto: 10
Alessandro Bertinetto