(Dreamingorilla Records/Entes Anomicos/È un brutto posto dove vivere 2017)
Fa un certo piacere scoprire che ci siano in giro musicisti ancora amanti di un (indie) rock teso e nervoso, come degli U2 prima maniera trasportati al tempo dei Cranberries (cfr. l’irlandese We Loved): i cinque cesenati So Long amano assai certo “brit pop” (e i Police e i My Bloody Valentine: So Long), lo si capisce dagli impasti vocali fra il cantante Federico Gianfanti, il chitarrista Dino Bellardi, il bassista Michele Alessandri.
Gli otto (sintetici) brani sono molto piacevoli, scorrevoli (cfr. Invisible), nella loro via romagnola a uno shoegaze dolce, sognante (oltre alla sei corde di Bellardi, ci danno di effetti quelle di Luigi Bagaglia e Michele Amboni); non se la stanno a menare con cerebralismi alla Slowdive peraltro, vanno diretti al “cantabile” (Hanger). Consigliandoli vivamente, citiamo non solo per esigenza di completezza il batterista Lorenzo Brighi.
Voto: 7
Marco Fiori