(Setola di maiale 2017)
Quando parte la bacchetta sul ride all’inizio di Splinters capisci che ci sarà da divertirsi. La batteria di Ferdinand Faraò e la chitarra di Enzo Rocco danno vita a un gioco di improvvisazione pura e di esplorazione delle diverse possibilità ritmiche e timbriche dei loro strumenti. Ma quello che mettono in scena nella undici tracce di “Fields” è un gioco serissimo, fatto di pieni e di vuoti (la batteria in Stains), di incursioni esotiche (il flauto, dal sapore rituale, in Flout-off), di fraseggi sinuosi (la chitarra in Ferdinand Solaire). C’è molta Africa: nei suoni sordi dei tamburi in Mallets e ovviamente in A(free)ka, con la chitarra che richiama la kora e la batteria che cita frammenti di clave. Il gioco sa anche essere leggero, come nell’acchiapparella di Fifty-fifty. L’interplay raggiunge sempre un ottimo punto di equilibrio ed evita gli autocompiacimenti, a vantaggio dell’ascoltatore, che è chiamato a partecipare con attenzione a un divertimento non facile ma coinvolgente.
Voto: 9
Stefano Oliva