(Amirani records 2017)
Quella che ci consegnano le otto tracce del disco di Luca Segala (sax tenore), Gianluca Alberti (conteabbasso) e Tony Boselli (batteria) è una prova assai convincente del fatto che il jazz, senza altre aggettivazioni, lo si può fare ancora bene senza voler per forza fare i salti mortali. Sin dal primo brano, Tony’s hungy, colpisce la nitidezza del disegno che guida il trio. Una pulsazione continua regge dinamicamente l’andamento dell’interplay e delle improvvisazioni; i riff del sax e del contrabbasso forniscono chiari punti di riferimento, anche grazie alla cantabilità e alla ballabilità delle melodie; le voci di ogni strumento acquisiscono profili ben definiti, svolgendo i propri ruoli con la giusta decisione e maestria e prendendosi, quando è il caso, la scena; su tutti emerge, in particolare, il suono del sax tenore, che ricorda un certo Sonny Rollins, la cui eredità riecheggia anche nel tema di qualche melodia (L’occhio di Nina ad esempio). La semplicità della ricetta proposta, grazie al modo cristallino in cui è messa in atto, è senz’altro un ingrediente importante della riuscita di questa incisione del 2015.
Voto: 8
Alessandro Bertinetto