(pfMENTUM 2017)
Abbiamo incrociato il trombonista e leader Michael Vlatkovich su questi lidi poco più di un anno fa quando, sempre per pfMENTUM, avemmo occasione di disquisire del suo lavoro per quartetto, “Myrofant’s Kiss” conoscendo di conseguenza il suo mood intriso di radicalità e innovazione, ma allo stesso tempo concentrato a non perdere di vista le buone maniere dello swing. Condendo il tutto con un personale tocco di bizzarria compositiva. “Flying Box” lo vede al timone di un trio con Jonathan Golove al violoncello elettrico (presente anche allora) e Damon Short alla batteria, protagonisti di un viaggio ricco di 10 originals, piuttosto eclettici e multiformi riguardo il temperamento. Meritano l’encomio speciale il forbito hardswing di Pedal Sharp Four The Name, seguito dalla fragilissima intelaiatura minimal di Communicating Their Silence, un susseguirsi perentorio di mini dialoghi e stop ‘N’ go tra gli strumentisti rasentanti il silenzio. Anche Exposed To Higher Concentrations Of Stubidity si lascia crogiolare da tempistiche pensate e costruite con solerzia, facendo brillare i suoni curvilinei del ‘cello e le uscite sospirate del trombone. Un furtivo scambio di suoni ridotti all’essenziale fa da preludio in Unknown Known al ritorno delle danze swing, al riformarsi della materia e dei ritmi corposi che faranno da sfondo alle sortite soliste a turno dei tre. E poi intelligenti reiterazioni esotiche e ipnotiche (Wanted Tambourine Player Hair Stylist), fragili inquietudini asincrone (Reassurances From The Apologetically Insincere), sofisticati quadretti di sghembo swing da camera in salsetta lo-fi (The Snakes Always Talk About Ill Fitting Doll Clothes On The Chickens). Anche osservando i titoli, così lunghi e in fondo assurdi, si intuisce che abbiamo di fronte un gruppo di musicisti cui la creatività non manca, mostrando di avere buon gusto per gli abusati sentieri dell’avantjazz cerebrale all’ennesima potenza.
Voto: 7
Sergio Eletto