(Navona Records 2017)
Com’è noto, i quartetti per archi di Dmitri Shostakovich costituiscono un momento centrale della produzione cameristica del compositore russo. Si può quasi azzardare l’ipotesi per cui rappresentino il laboratorio più intimo di un’esperienza compositiva originalissima e unica nel Novecento. Non è un caso che sia possibile leggervi in controluce l’altrettanto importante percorso delle Sinfonie.
L’Altius Quartet presenta una triade assai nota: il settimo, l’ottavo e il nono quartetto. In particolare l’ottavo ha goduto di una fama del tutto giustificata per la tensione tragica del materiale e per i suoi legami con le vicende storiche del Secondo conflitto mondiale (la pagina è dedicata alle vittime del nazifascismo).
I quattro musicisti americani – Andrew Giordano e Joshua Ulrich al violino, Andrew Krimm alla viola e Zachary Reaves – impaginano i tre brani cercando punti di contatto e ambendo a inscenare tratti di continuità, al fine di restituire un ritratto dello stile quartettistico di Shostakovich. Il risultato è ondivago e alterno: manca spesso la giusta tensione narrativa e lirica, quando non una profondità di intenzione sonora, forse nascosta dietro un tentativo, senz’altro apprezzabile, di attenzione rigorosa al testo. Se nell’ottavo l’esecuzione appare fin troppo controllata, nel finale del nono si intravedono tutte le potenzialità di una compagine che certamente potrà regalare in futuro esecuzioni di alto livello.
Voto: 6
Marco Gatto