(pfMENTUM 2018)
Un astro nascente. Chitarrista (un po’ a la Hendrix, un po’ à la molti altri, insomma è un tipo in gamba, con uno stile personale già solido) e compositore di molti dei brani dell’album, Joshua Gerowitz esordisce con un gran bel lavoro. Ottimo il sound, la cui caratteristica emerge dalla collaborazione di tromba (Louis Lopez), sassofoni (José Santa Maria) e la poliedrica chitarra (distorta a volte, funkeggiante altre) del band leader. Batteria (Colin Woodford), voce (in alcune tracce i vocalizzi privi di testo di Carmina Escobar) e basso (si alternano allo strumento Jake Rosenzweig e David Tranchina) contribuiscono egregiamente a definire l’energia testurale e ritmica di una musica ricca di evocazioni (blues, psichedelia, metal…), ma dal genere difficilmente definibile. I brani composti da Gerowitz hanno strutture melodicamente e ritmicamente molto solide. Densi di groove alcuni (Smooth as Ice, Swoot), altri più atmosferici e onirici (Morning Landscape Illusion, Chicken, Cigarette, Bed n. 2, Angels Point). Le improvvisazioni collettive (Hamburger Island n.1, Hamburger Island n.4, Hamburger Island n. 3) si alternano bene alle composizioni e hanno un tono psichedelico e avanguardistico: non propongono interazioni melodiche, ma stratificazioni di masse sonore su cui emergono i vocalizzi di Carmina Escobar ed altri effetti sonori. Buona la prima. Anzi, eccellente.
Voto: 10
Alessandro Bertinetto