(Terre Sommerse 2017)
Tra il pianismo jazz neoclassico di Keith Jarrett, l’eco di un’estetica minimalistica (propria di altri musicisti cui dichiaratamente si ispira questo album, in particolare lo statunitense David Benoit) e un’anima esplicitamente (quasi teatralmente) classica, questa passeggiata musicale quasi-solistica di Massimo Sergi (quasi solistica, perché nel secondo Segment del CD Stefano Pontani e Gianluca Livi collaborano rispettivamente con effetti generati da chitarre ed elettronica) ci immerge in un paesaggio musicale dai toni generalmente malinconici. Con qualche sprazzo di sereno qua e là.
Il booklet molto curato accompagna una musica che a sua volta sembra eseguita per accompagnare le immagini di un film. Ma senza questo film (mi viene in mente il giro in vespa di Nanni Moretti sul luogo dell’omicidio di Pasolini in ‘Caro Diario’, con la musica appunto del Köln Konzert di Jarrett), forte è il rischio che l’esibita ricerca di sonorità raffinate, intimistiche e melodicamente accattivanti finisca per scivolare nel kitsch. Anzi, temo che questo sia l’esito estetico complessivo dell’album, indipendentemente dalla piacevolezza di molti dei brani. Anche di quelli della seconda parte, che, nonostante i contributi di chitarra ed effetti, non smuovono il clima intimistico, malinconico ed eccessivamente sentimentalista di tutto il disco. Lo sottolineano i titoli delle tracce, Lost Love e Birth of a Flower, il cui tono non differisce da quelli della prima parte: per es. Heart Eclipse , Moonless, Strangers Again e Paper Boat. Sebbene l’ultima composizione, Birth of a Flower, desti un certo interesse per le sonorità quasi psichedeliche degli effetti nella prima parte, nella seconda il piano ribadisce il monotono sentimentalismo di tutto l’album.
Voto: 5
Alessandro Bertinetto