Fusk ‘The Jig is Up’

(WHYPLAYJAZZ 2018)

A partire dallo swingato Circles, l’album mostra una piacevole vena scanzonata e retrò, animata dai soli del clarinetto basso del tedesco Rudi Mahall e della tromba del polacco Tomasz Dąbrowski, e sorretta dalla sorridente e dinamica sezione ritmica danese (Andreas Lang al contrabbasso e Kasper Tom Christiansen, che è anche il leader del gruppo e il compositore di tutti i brani, alla batteria). Anche la sbavatura che mi pare di individuare alla fine della prima traccia (quando la tromba anticipa il riff del tema) non rovina l’impatto di queste note, che mantengono sempre un’aria divertita. Il che avviene anche nel secondo brano, che prende il titolo da quello dell’album: comincia con fare incerto e tentativo, per poi risolversi in un dialogo che coinvolge i fiati ma anche basso e batteria e che diventa via via più vivace, sbocciando infine in un tema cantato insieme da clarinetto e tromba. Nel pezzo successivo, Happy New Year, ritroviamo la stessa soluzione, ma invertita: lo statement del lungo tema suonato insieme dai fiati è collocato all’inizio e la concitata, seppur breve, conversazione compare dopo, per poi lasciar nuovamente spazio all’unisono dei fiati, al solo di tromba e a un nuovo unisono conclusivo. In Blacklisted è interessante l’iniziale interplay tra clarinetto e contrabbasso, cui segue l’unisono dei fiati e il solo frammentario e avanguardista della tromba. Con Pennies torniamo agli anni ruggenti dello swing, mentre in Politics l’inizio rimico di basso e batteria è più deciso e incalzante, ma dalla metà del brano la melodia stentorea dei fiati si fa sempre più sommessa e implorante, finché nell’evanescente conclusione il tutto diviene ambiguo e sfuggente: appunto, un’efficace metafora sonora della politica. I Play Tennis and Blues è un bel palleggio tra clarinetto e tromba, che spiega benissimo il titolo del brano, mentre una parte del tema di Song for Otto mi ricorda (alla lontana) la celeberrima Crisis di Freddy Hubbard, un manifesto dell’hard bop, anche se nei soli il tono generale torna a essere quello swing che aleggia in tutto il CD. Dyrk Dild ricorda però ancora la tradizione dei temi hard bop, sebbene qui, prima del solo dialogico dei fiati, la melodia si estenda in modo assai articolato; nell’elaborato finale ritroviamo la complessa collaborazione tra clarinetto e tromba che caratterizza molte delle composizioni. Altrettanto elaborata, ma dall’andamento più esitante è Minervois (in cui risalta un bel solo di tromba) con cui il lavoro si conclude.
In generale, si tratta di un buon lavoro, il cui sguardo al passato colora a volte i suoni di una nostalgica malinconia.

Voto: 8

Alessandro Bertinetto

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