Sulle prime paiono una sorta di Primal Scream meno affascinati dalle ore piccole (cfr. Unconscious Oracle), gli umbri Snow In Damascus: normalizzano gli afflati ibizenchi di fine anni Ottanta in un suono elettroacustico caldo che unisce la “Madchester” dei lunedì felici e l’attacco massivo del “nu soul” (Vultures).
Il tessuto sonoro di “Unconscious Oracle” è peraltro composito – sono in cinque, a vari strumenti: Gianluca Franchi (voce e chitarra), Ciro Fiorucci (percussioni acustiche ed elettroniche), Giorgia Fanelli (elettronica e voce), Matteo Bianchini (basso, fiati, sintetizzatore), Michele Mandrelli (voce, elettronica, fiati) – e i riferimenti sunnominati si arricchiscono di una “grandeur” orchestrale che ricorda più recenti esperienze d’oltre Manica, da noi forse non così note, come gli Elbow o i Doves (cfr. Fade Away o Will). Quando non si punta, a ritroso, direttamente al Peter Gabriel sciamano, al Brian Eno che viene dal fiume (No Details o Cherry Tree).
Efficaci, ipnagogici (cfr. Falling Upwards).
Voto: 6
Marco Fiori
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