(Hubro 2018)
Un dolce ritmo, uno shuffle popolare, brillante un dialogo di
corde / mantici e fiati si alza leggero ad intercettar l’orizzonte
(Hug). Spaziature desertiche, introverse e dolenti, in
equidistante sospensione fra Africa e Balcani (Trio).
Rituale pow-wow, in tesa e progressiva tracimazione, lisergico nel suo
bagliore (Kingo), che si accende di tradizione nordica e poi
deborda in distorsione blues, la sabbia è sabbia, sia in Nord
Africa che Medio Oriente. Poi Gratar’n, lunare e sottilmente
raschiante, quasi elettroacustica da camera in ingrippo ronzante di
drone folk, riporta spigoli di una contemporaneità, ben
presente nell’attitudine espressiva del compositore / fisarmonicista
norvegese (date occhio alla sua produzione e capirete).
Chiude Neid, in soffice modalità Ecm con
leggero accapiglio free conclusivo.
Veramente un gran bell’ascolto.
Voto: 7
Marco Carcasi