(Prismopaco 2018)
Il cantautore newyorkese, stabilitosi in Italia da diciotto anni, pubblica il seguito del debutto “Little boy blue” di nove anni fa, facendosi aiutare da musicisti sia italani sia Usa, tra i quali il produttore e chitarrista Giovanni Calella (Steel), il bassista degli Afterhours Roberto Dellera e Wendy Lomax.
Le dieci tracce del disco sono tutte orientate verso il sound Americana a 360°, anche se il lavoro è diviso in due parti per quanto riguarda le sonorità, perché nella prima abbiamo brani più melanconici e ballate, mentre nella seconda il ritmo cresce. Die for you strizza l’occhio al Bob Dylan dei primi anni 2000, per intenderci quello che ‘riscoprì’ il blues, mentre con New York city life Muldoon ci culla con una ballata malinconica che non avrebbe sfigurato in uno dei primi due dischi di Bruce Springsteen.
Se Destinty’ child ha un incedere spezzettato, con Mountain, nella quale omaggia Ian Curtis, crea un’intensa ed evocativa atmosfera da frontiera.
Horizon ha un incedere deciso, ma tirato, delineando un rock-blues quasi mantrico e con Long time si lascia andare al soul-pop-rock, mentre On the radio e Get what you need sono più orientate verso il pop-rock.
Voto: 7
Vittorio Lannutti