(Boring Machines 2018)
Questo nuovo lavoro del duo romano è frutto di un lavoro durato otto anni nei quali, mentre registravano i loro album tematici, si dielttavano a sperimentare altre cose che sono confluite in questo disco. Si tratta, in altre parole dei loro “Basements tapes”.
Il duo, sempre intento ad avere come sfondo dei loro dischi le location dei film pasoliniani e del neorealismo italiano, quando hanno ascoltato questi pezzi, si sono resi conto che avevano un certo legame. Questo legame è dovuto all’asse costituito dale evocazioni morriconiane e dalla library music, oltre a tanto folk meridionale riadattato e riarrangiato, oltre che filtrato con l’elettronica. Quest’ultimo aspetto è presente in Ad duas lauros, A tergo lupi e Zziggurat tempesta, come anche nell’irreverente Bad auspicia, nella quale il folk italiano viene fuso con quello d’oltreoceano.
Se la sperimentazione è la caratteristica principale degli HIT, il funky è un altro elemento ben presente, ovviamente sempre a modo loro, miscelato con altre sonorità o rielaborato, ad esempio in Larentalia si spazia dal funky ad un soffuso r’n’b, passando per la lounge, rigorosamente non fighetta.
C’è poi anche l’elemento psichedelico, declinato con il folk (Veltha in C23) e l’ansia del pendolare romano nell’ironica Holy GRA reversed.
C’è tanto da scoprire in questo disco.
Voto: 8
Vittorio Lannutti
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