(Shove/Brigante/Moteship 2018)
Il nuovo lavoro dei Northwoods è un assalto all’arma bianca, tagliente e affilato come non mai. Il crinale tra hardcore e metal su cui si pongono i Nrothowoods è quello che guarda da un alto l’asse Converge–Breach e dall’altro gli Unsane.
Il sound, infatti, è sempre denso con un wall of sound privo del tutto di interstizi, ma sempre pieno, denso ed estremamente carico.
Filo conduttore dei testi è la negazione delle promesse del futuro, tema di estrema attualità, d’altronde, come ci hanno sempre insegnato le band hardcore sin dagli albori dei primi anni ’80. Se allora le promesse negate erano quelle fatte da quei loschi figuri di Regan e Tatcher, oggi hanno i volti ipocriti dei rappresentanti dei governi italiano, britannico, francese e soprattutto Usa.
Il lavoro parte con la nevrotica e sincopata Ground zero, prosegue con i rimandi hardcore che evocano i Negazione e prosegue con l’angst di City 40, che affronta il tema chiave del disco parlando delle Zato, le città chiuse sovietiche, dove in cambio di un tenore di vita altissimo c’era da pagare il costo di una contaminazione radioattiva.
Se Asylum è costretta e compressa, Strenght path FBK è spezzettata e in Future is the shadow line il gruppo esprime tutta la sua rabbia, citando Conrad. Momenti più dilatati e riflessivi emergono in Detachment, subito smentiti dalla rocambolesca The witness.
Un disco che non fa sconti a nessuno!
Voto: 9
Vittorio Lannutti