(Autoproduzione 2018)
Scrivi Minor Swing Quintet e vai con la memoria al Confusional Quartet della nuova onda italica di quarant’anni fa – entrambi di base bolognese, entrambi strumentali – poi ascolti “Minor Mali” e ti balzano alle orecchie: l’onnipresente violino di Alessandro Cosentino si avvicina assai a quello di uno Stephane Grappelli chimicamente addizionato (Le Bandit de Bambeto); l’impronta africana (il Mali, la Guinea, il Senegal del percussionista Mbar Ndiaye in SamaSambar) è assai presente, fin dal lavorìo pervicace delle chitarre di Paolo Prosperini e Matu Maini, peraltro non immemori della lezione di Egle Sommacal (Minor Mali o La Cometa di Halley); i quattro in realtà cinque – aggiungere Francesco Angelini alle tastiere e Tommy Ruggero alle percussioni – suonano magnificamente, non risultando vecchi anche quando si compiacciono “retrò” (Vittorio, dedicata all’attivista Arrigoni morto a Gaza nel 2011).
Non temendo di pasticciare con i ritmi “hip hop”, dove la tromba di Fabrizio Bosso si mostra più a suo agio di tutti (Black Shark), il combo si mostra particolarmente atto a prendere per il bavero la “world music” e il “jazzettino” da salotto e a buttarla di prepotenza sul marciapiede, a gambe all’aria (Split e Tipitappi). Bravi, godibili; ufficio stampa Sferacubica
Voto: 8
Marco Fiori
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