(Ous 2018)
Lo svizzero Marcel Gschwend (aka Bit-Tuner),
raccoglie manciate di field recordings in quel del Cairo.
Li sparpaglia e innesta con bassi deflagrati, tastierine horror-ambient
e battute (post) hip-hop/dubstep.
Un’allucinazione strobo prolungata in bpm danzerini da moviola.
Che s’incarta fra scorie e galleggiamenti in prossimità di picchi distorti per poi
sbrodare in tenebra acida. Estratti da dischi e film stagionati
in fluttuazione random, voci e vocine, clacson d’auto e cincischiare
rumoroso di suk affollato, punture ritmiche, randellate ciondolanti e
qualche ticchettamento geiger. Come quando ti ritrovi fuori al
freddo dal club, e non sai come cazzo ci sei finito con i corpi
motore dei condizionatori a sputarti in faccia quella merda d’aria
calda puzzolente di corpi in agitazione.
Ci provi a ricordare (e a tentar un movimento),
ma sai che è meglio lasciar perdere.
Funziona, ma tanto.
Voto: 8
Marco Carcasi