(Improvvisatore Involontario 2018)
Un abbagliante sound seventies caratterizza la prima traccia, che dà il nome al primo album del Glenn Ferris Italian Quintet, ensemble nato dall’incontro tra il trombonista di Los Angeles e Mirco Mariottini (clarinetto), Giulio Stracciati (chitarra), Franco Fabbrini (basso), Paolo Corsi (batteria). Molte le suggestioni: l’Oriente (Five in China, firmata da Mariottini), il nostro Meridione (con la sorniona Calabrian Nights), la grande tradizione jazz (con una struggente versione di Saint James Infirmary). Una scrittura limpida, soprattutto nelle linee melodiche affidate ai fiati, è sempre in perfetto equilibrio con l’altra anima, spiccatamente ritmica, dell’ensemble. Una menzione a parte per la fascinosa When the Night turns into Day, in cui i fiati dialogano dolcemente, sorretti da gli interventi garbati della chitarra e dalla ritmica essenziale – perfetta – di basso e batteria. Chiude l’album W Ernest, a firma di Fabbrini: dalla linea di basso, incessante, germinano gli interventi degli altri strumenti (e in particolare l’ispirato solo di chitarra). Non ci resta che aspettare un secondo lavoro discografico.
Voto: 10
Stefano Oliva
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