(Navona 2018)
Interpretare un brano musicale non coincide semplicemente con la sua pratica esecuzione, implica altresì la sola possibilità di far rivivere il fatto artistico nelle suggestioni del performer, chiamato a reinventarlo attivamente e a comunicarne la riserva di reconditi significati che le proprie personalissime disposizioni d’animo gli consentono. Il dinamismo processuale insito in tale scambio di natura prettamente estetica, e il suo irresistibile, misterioso carattere rivelatore si condensano felicemente nella vocazione musicale di Eliane Rodrigues, pianista di fama internazionale, e nella sua versione dei Reflets debussiani. La spiccata ricerca di tinte iridescenti, la ricchissima gamma di nuances dinamiche e timbriche, le cangianti mutevolezze del ritmo, duttile, dilatato e noncurante delle indicazioni metronomiche, la fluidità degli arpeggi, il subitaneo guizzare di suoni, il lirismo melodico e le rapide, impalpabili rarefazioni sonore, leitmotive cari all’artista francese, si dispiegano lucidamente nelle fresche, efficacissime performances della pianista, condensati dalla lieve e naturale gentilezza di un tocco, quello della Rodrigues, che risplende misticamente di luce propria, nelle sue emotive connessioni con la varietà dei lidi musicali più intimi del compositore, di cui lei stessa dimostra di esser degna interprete. Dagli intensi contrasti dinamici della Suite Bergamasque alle suggestive capacità evocative di Ballade e Arabesque, dal brillante virtuosismo di Pour Le Piano agli umori gloriosamente espressivi di Images – ora placidi e solenni, ora animati ed energici -, la sensibilità della musicista, la vivida lucentezza dello stile, la delicata purezza di un profilo raffinato e vulnerabile al contempo emergono costantemente, sublimandosi nella magica naturalezza dell’ascolto.
Voto: 8
Elisa Draghessi