(Trovarobato/Audioglobe 2018)
Rappresentanti autorevoli, assieme ai sodali/paralleli The Faccions, del “famolo strano” italico, abili musici ispirati tanto dai Trans Am (D’occhio gigante; Ossicine) che da Le Orme (Busto e infatti c’è Tony Pagliuca), I Camillas sono I Gatti di Vicolo Miracoli dell’alt-rock stivalesco attuale (l’uno-due Sbranato/Motorock è puro Salermo/Smaila nonsense, come peraltro Dracula resuscita Calà/Oppini e non c’è paletto che tenga).
A volte il loro calembour, intellettuale mascherato da fancazzista, è fredda carambola linguistica (Errore romantico), a volte afflato battistiano (Mare sopra e sotto del “Lucioluce” Enzo Carella, mai troppo omaggiato e ricordato); particolarmente efficaci i bordoni “dance” nuovayorchesi trapiantati a Riccione (Rocky Rockstar; L’anca).
I brani di questa “Discoteca Rock” (speriamo senza effluvi irritanti) son diciotto: la quantità è tanta, ma non stroppia a motivo dell’estrema perizia (La macchina dell’amore) dei tre/quattro camilli che – con paragone magari non troppo da loro apprezzato – recuperano appieno la scintilla strana e ascoltabile dei migliori Amari.
Il trionfo c’è già; la riproposta alla loro maniera di Marinai sarebbe stata l’apoteosi (sarà per il prossimo locale).
Voto: 8
Marco Fiori