(The Helen Scarsdale Agency 2018)
Isolato, raccolto e atmosferico dream-pop, espanso e deflagrato su territori a lambir
disidratata malinconia slowcore.
Piano, chitarra, voce sussurrata,
organo, effetti (riverberi parecchio pesi), torpore oltre lo
strisciante e se la brina aggredisce e agghinda le finestre meglio
cosi. Ekin Üzeltüzenci (aka Ekin Fil),
vien da Istanbul e questa sua nuova uscita (la quarta fra nastri e
vinile su Helen Scarsdale) potrebbe mieter un certo numero di
vittime fra accaniti nostalgici di Slowdive e
simili. Raccoglimenti introspettivi, straziate circolarità
drone-folk, qualche ruggine industriale, mormorio di acque e soffi di
vento. Coda lunga a sufficienza per attrarre e sedurre orfani
gotici fuori tempo.
Appare, si espande e poi scompare.
Voto: 6
Marco Carcasi
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