(Creative Sources Recordings 2018)
Un’unica traccia, A Late Song for Saint Cecilia’s Day, lunga oltre 53 minuti, di musica astratta e improvvisata. Lo spagnolo Albert Cirera, il portoghese Abdul Moimême e l’uruguayano Alvaro Rosso sono all’opera rispettivamente con sassofoni tenore e soprano, chitarra elettrica e oggetti, e contrabbasso. Non sembrano suonare insieme, ma sovrapporsi o scontrarsi; eppure i loro linguaggi – che evitano sempre armonie, ritmi e melodie chiare e distinte – talvolta s’incontrano. I loro suoni aspri, acidi, taglienti e ruvidi sembrano gli effetti acustici degli strumenti usati per dissezionare un cadavere (almeno, questo mi fa pensare il titolo dell’album; il suo contenuto sonoro mi fa poi pensare che il cadavere in questione potrebbe essere, chissà, la musica; anche se il titolo farebbe supporre altro, non so bene cosa). Il tutto è abbastanza regolare, senza grandi trasformazioni fino all’incirca al minuto 31, quando qualcosa accade nella stanza (un corto circuito?). Poi piano piano si riprende, al principio in modo più incerto. Poi ricominceranno i suoni sgradevoli (stridii da segheria & simili). Occorre senz’altro attrezzarsi di santa pazienza per ascoltare il tutto: è un classico caso di musica cui sarebbe meglio assistere in modo partecipe, dal vivo; ma se si presterà attenzione, si potranno apprezzare diversi momenti di questo lavoro.
Voto: 5
Alessandro Bertinetto
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